domenica 22 giugno 2008

Un colpo di calore




Qui, con la fronte contro la persiana, alla disperata ricerca di un po’ d’aria fresca, che sembra d’essere in Borneo.
Pensavo all’esame che si approssima ora che fa tanto caldo. Che tortura…
Ormai però la mia testa è piena di onde, di sabbia, di gabbiani e di sole. Soprattutto di tantissimo sole.
La pioggia, quella seria, non la vedremo per un po’ e i temporali estivi sono solo illusioni. Quando passano stai peggio di prima.
Allora tanto vale provare a buttarsi nel mondo ora che l’arsura ci ha travolti in pieno (puntualissima il 21 giugno), proprio quando nessuno ci pensava più.
Ho notato che ci lamentiamo tutti sempre e comunque, alla ricerca di qualcosa che non abbiamo in questo momento. Si tratti della pioggia, del sole o di un milione di euro, non fa differenza.
Però in effetti mi accorgo che da soddisfazione lagnarsi per il troppo caldo, anzi lamentarsi in genere.
Sarà pure inutile ma dopo che hai speso quei cinque minuti ad inveire contro il tempo o a prendertela con l’omino del TG, stai un po’ meglio, anche se continui a sudare ed a incazzarti.
Credo che sarà una bella estate, magari non per tutti.
Vorrei essere un po’ più sensibile rispetto a quello che mi succede attorno ma mi sento troppo debole, assente. In questo periodo mi alzo dal letto e sono più stanco della sera prima.
Sono giornate in cui basta pensare un po’ più del dovuto e ci si sente già sudati, affaticati.
Bisognerebbe stare sugli scogli a contemplare il nulla dentro il mare, con un po’ di vento salato sulla faccia, senza problemi e senza cellulare.
Un giorno sarà così, ma non per le vacanze. Sempre.
Comunque il costume e la crema solare sono pronti, vado a chiudere la valigia.

...Continua?

lunedì 9 giugno 2008

Destinazione Costa Rica



Un momento d’indolenza quanto potrà mai durare?
Pensavo fosse tutto a posto e invece, ancora una volta, sono al punto di partenza.
L'unica differenza è che adesso non sono solo e quindi si fa tutto più sopportabile.
Il problema di fondo però non cambia; non si va avanti qui, è come stare nelle sabbie mobili dove più ti agiti più ti senti sprofondare verso il basso e, anche se lo sai che non dovresti, non puoi smettere di dimenarti perché hai troppa paura.
Il solito merdosissimo circolo vizioso insomma.
Vorrei capire se sono io il fattore problematico, la variabile impazzita, oppure è tutto il resto che funziona male.
Si può fare qualcosa d’impegnativo pur senza impegnarsi, certo. Ma alla fine cosa resta e soprattutto che senso ha?
Il fatto di avere trovato qualcuno con le mie stesse angosce, le mie stesse folli aspettative, è la sola consolazione mentre attraverso questo infinito corridoio pieno di porte aperte su stanze colme d’incertezze, dubbi e paure.
Credo che troveremo l’uscita insieme, un giorno, ma continuo a chiedermi se ci riusciremo prima di entrare nella camera sbagliata.
Il timore è che possiamo crollare, che il mondo possa penetrarci prima di riuscire a scappare via, facendoci diventare parte di quello che in questo momento siamo orgogliosi di non riuscire a capire.
Certo, non mi sforzo per niente. Sono estremamente passivo, compiaciuto anche, nel mio (ormai nostro) ciclico fare niente.
Ma siccome (contrariamente a quello che ci diciamo ogni minuto per convincerci) non siamo assolutamente padroni della nostra vita, questo stand by rischia di esploderci tra le mani.
E allora vai, dopo l’ennesimo voto imbarazzante, a promettermi, a giurarmi vergognosamente, che la prossima volta farò meglio.
E allo stesso modo dopo ogni dolce, dopo ogni maledetta schifezza ingurgitata, ad odiarmi e dirmi che però da domani sarò capace di controllarmi, mentendo a me stesso fino a sentirmi un traditore.
E intanto la media scende e il peso sale. In silenzio.
Nonostante il disastro c’è gente che mi vuole davvero bene, che mi vede forse meglio di quel che sono.
Questa non è depressione, per quanto possa sembrarlo.
Questo è il grido, lo sfogo di una persona felice in modo anomalo, che tutti giorni ( e anche qualche notte) si sveglia e si fa un’overdose di sms.
Sono le parole di un folle innamorato che ogni momento ringrazia (non si sa chi) perché ora può vivere nell’incanto di te.
E’ l’eterna promessa consapevolmente vana di diventare un po’ migliore.
Queste mie buone intenzioni sprecate te le dedico, sono tutte tue.
Voi leggete pure, se vi va.

...Continua?